lapidi e macerie…3 mesi dopo

di Adriano Di Barba,   25 febbraio

Sono tornato, dopo 3 mesi dalla prima volta che mi ero imbattuto nei frantumi delle lapidi del cimitero, frammiste a resti di fiori marciti, bottiglie di plastica, cartacce, passaggi interrotti da nastri di plastica e transenne ribaltate. Sono tornato, nella convinzione che i miei nonni che hanno vissuto per decenni all’Aquila e riposano da decenni lì (“personcine precise e pulite”), non avrebbero certamente tollerato una simile condizione di degrado, senza trasalire sdegnati.

Ahimè, la situazione che ho trovato è, se possibile, anche peggiorata.  Tutto è come lo avevo trovato 3 mesi fa, cocci e macerie compresi. Qualcuno ha tentato perfino una “messa in sicurezza” alla buona, per limitare ulteriori danni.

Il terremoto non ha risparmiato nè vivi, nè morti; sembra che anche il decoro, la civiltà e la pietà siano scomparsi.





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