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restauro chiesa di San Gregorio Magno – 2 progetti

di GIUSEPPE (DETTO MAO) BENEDETTI , su http://europaconcorsi.com

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Veduta interna

© Giuseppe (detto Mao) Benedetti . Pubblicata il 06-09-12.

“Il dolore che esprimono le rovine delle chiese devastate è sacro come quello di una madre ed è grande come quello di una vastissima famiglia.” Celso e Giovanni Costantini, Fede ed Arte, vol. II, Costruzione dei Sacri Edifici, Pont. Comm. di Arte Sacra, Roma 1946 Il tema progettuale è definito nel bando: “inglobare, valorizzandoli, i resti originali del manufatto distrutto e conservare, per quanto possibile, l’antico perimetro in modo da mantenere la necessaria continuità e connessione fra il nuovo edificio e il contesto urbanistico del luogo”. La rovina dell’abside e i relitti delle murature perimetrali oggi testimoniano l’evento doloroso che ha distrutto l’edificio, il punto di partenza della proposta progettuale è proprio la sopravvivenza dell’autenticità di tali testimonianze del “processo storico di stratificazione dei luoghi”. La loro fragilità strutturale (si tratta di opere murarie ormai incoerenti di terra e sassi, a causa della polverizzazione delle malte), impone una riflessione critica non solo sul loro consolidamento e risarcitura, ma anche sul tipo di “inglobamento” nel nuovo organismo. Qualsiasi soluzione strutturale basata su una collaborazione statica dei “resti originali”, implicherebbe interventi così consistenti da trasformare completamente la loro attuale immagine. Il progetto si pone l’obiettivo di “conservare, per quanto possibile, l’antico perimetro”: è previsto, a tale scopo, un nuovo involucro murario che ricompone la volumetria perduta, realizzato in opus coementicium, con il reimpiego delle macerie del terremoto. Il paramento, lavorato con la trama orizzontale di ammorsature lievemente aggettanti, accrescerà il “valore simbolico dei luoghi”: il volume della Chiesa, costruito di una materia così contestualizzata con i luoghi, potrà vivere fin dall’iniziale momento dell’isolamento che precede ricostruzione del paese circostante, quale Memoriale del terremoto, eretto nella piazza principale della comunità. Il nuovo paramento di coementicium , spiccato esternamente ai relitti delle pareti antiche, interamente ne sarà struttura d’appoggio e fungerà da fondale anche degli apparati decorativi da ricollocare, ai nuovi arredi liturgici. Nella facciata absidale interna, simbolicamente, ogni elemento è presente e trova una sua ragione d’essere nel comporsi, spirituale, del dolore nella Fede: la rovina, lo sfondo della città e la luce del cielo d’Oriente, insieme al cuore nuovamente intatto dell’abside.

L’intero partito decorativo dei muri e del catino absidali e dei muri del lato destro della zona presbiteriale, fino a comprendere la parasta e il frammento di trabeazione che tuttora decorano l’angolo destro dell’arco trionfale, sarà reintegrato.

L’abside, unico elemento architettonico antico interamente reintegrato e riportato allo status quo ante, nei colori, nella compiutezza architettonica e nelle decorazioni, sarà il fuoco visivo dello spazio sacro progettato.

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Tavola 1

© Giuseppe (detto Mao) Benedetti . Pubblicata il 06-09-12.

 

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Tavola 2

© Giuseppe (detto Mao) Benedetti . Pubblicata il 06-09-12.

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Tavola 3

© Giuseppe (detto Mao) Benedetti . Pubblicata il 06-09-12.

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Montaggio assonometrico degli elementi architettonici

© Giuseppe (detto Mao) Benedetti . Pubblicata il 06-09-12.

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Planivolumetrico

© Giuseppe (detto Mao) Benedetti . Pubblicata il 06-09-12.

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Pianta e sezione trasversale

© Giuseppe (detto Mao) Benedetti . Pubblicata il 06-09-12.

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Sezione longitudinale e prospetto laterale

© Giuseppe (detto Mao) Benedetti . Pubblicata il 06-09-12.

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Facciata principale

© Giuseppe (detto Mao) Benedetti . Pubblicata il 06-09-12.

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Veduta esterna

© Giuseppe (detto Mao) Benedetti . Pubblicata il 06-09-12.

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Veduta interna

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Progetto di ARCH. ALBERTO PANCERA

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Fotomontaggio del modello

© arch. Alberto Pancera . Pubblicata il 18-06-12.

Le ragioni del progetto Considero la rovina architettonica come uno “stato limite” dell’architettura stessa, nel quale possono esserci due possibilità: 1. lo stato nel quale i manufatti possono perdere inesorabilmente la materia di cui sono costituiti trasformandosi in macerie; 2. lo uno stato che consente la ricostruzione del manufatto, essendo la rovina una traccia o il “metro costruttivo” dal quale si può ricostruire l’edificio incompiuto. Il mio punto di vista è quello di conservare la rovina come stato incompiuto per potere fare il progetto oggi, in cui il nuovo progetto si fa carico di conservare la rovina antica. Fatta questa fondamentale premessa, devo esplicitare quella che è stata la nostra esperienza del sito in questione (cioè del paese di S. Gregorio). Dopo le distruzioni causate dal sisma prima e dall’uomo poi, il paese è stato privato della propria configurazione. Guardando le riprese effettuate prima del terremoto, è evidente che il sistema chiesa-piazza aveva una sua definizione che era stata raggiunta grazie alla disposizione degli edifici del paese: chiari e definiti erano gli ingressi della chiesa-piazza, chiari e definiti erano i rapporti tra la chiesa, la piazza, le case. L’azione della natura e dell’uomo hanno interrotto queste relazioni: per questa ragione il progetto non vuole limitarsi a ricostruire e conservare la chiesa, ma tenta di riconfigurare questa parte di paese ed è per questo motivo che non ci siamo attenuti in modo ferreo alle linee guida del bando.

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modello

© arch. Alberto Pancera . Pubblicata il 18-06-12.

 

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modello

© arch. Alberto Pancera . Pubblicata il 18-06-12.

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render di Yacopit Vulnet

© arch. Alberto Pancera . Pubblicata il 18-06-12.

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© arch. Alberto Pancera . Pubblicata il 18-06-12.

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planimetria generale

© arch. Alberto Pancera . Pubblicata il 18-06-12.


foto Yar Man, nov 2012

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